E fu così che all'improvviso, dopo anni di viaggi in treno con -tra gli altri- "quelli del Carlo Porta", il caro Carlo Porta che dà il nome all'allora scuola alberghiera milanese ebbe un volto, una storia e una professione: il nostro maggiore poeta dialettale. Mi perdoni la mia cara professoressa di italiano se mi sovviene appena qualche reminescenza, anch'essa liceale, legata forse più al Manzoni che a lui dalle cui numerose opere intuisco, non avendo più alcun conoscente esperto madrelingua, che volesse essere marcatamente provocatorio in un modo che non amo e non mi rispecchia. Ecco allora che oggi ne cavo non una poesia sua, ma i soli quattro versi mai scritti in milanese da Alessandro Manzoni e dedicati proprio all'emerito collega: un più che mai attuale dissing ottocentesco.
"Un sempliciotto che vuole fare il sapientone
si tradisce subito per il sempliciotto che è;
ma un uomo dalla testa fina che vuole sembrare minchione
si mette anche lui in un bel pasticcio!
Ispirato a "Un anno di poesia" di Bernard Friot
illustrato da Hervè Tullet, tradotto da Chiara Carminati per Lapis Edizioni