di Jennifer Elvgren, illustrato da Fabio Santomauro, tradotto da per Giuntina Edizioni.
<<La storia di come un intero villaggio, guidato da una bambina, ha salvato dai nazisti i suoi ebrei.>>
Se non fosse per la presenza, tanto nel testo quanto nelle illustrazioni, di attori e simboli tristemente e inequivocabilmente riconoscibili, questa potrebbe facilmente sembrare una dolce favola della buonanotte inventata per veicolare qualche metaforico e positivo messaggio di solidarietà. Bello, invece, scoprire dalla nota dell'autrice che si tratta di una storia verissima di coraggio e umanità: il racconto di quanto realmente accaduto nel villaggio danese di Gilleleje (e in molti altri vicini), i cui virtuosi abitanti hanno sfidato il regime nazista conducendo alla salvezza migliaia di ebrei, nascondendoli e offrendo loro la possibilità di raggiungere la neutrale Svezia poco prima dell'inizio della guerra.
Un albo delicato da leggere in un sussurro, proprio come quelli che si scambiano tra loro i personaggi: parole leggere che rassicurano, guidano e accompagnano attraverso la paura, contrapponendosi con forza ai comandi minacciosi gridati dalle forze nemiche.
Un'occasione per avvicinare giovanissimi lettori a una delle pagine più nere della nostra storia in modo molto concreto, rispondendo in modo semplice e con sincerità alle domande che ne scaturiranno, ma senza sottoporli inutilmente alle brutalità che l'hanno caratterizzata e che restano difficilmente comprensibili anche per molti adulti.
Dopo Prima della lettura
Proponiamo un gioco che richiami la situazione narrata.
Organizziamo un semplice percorso a ostacoli in giardino o in palestra e dividiamo i bambini in due squadre. Tre o quattro bambini di ciascuna, secondo lo spazio da percorrere e il numero di partecipanti, si collocano a guardia del percorso avversario in punti strategicamente distanziati, voltati di spalle e ben bendati. I giocatori si muovono quindi in coppia: un fuggiasco, anch'esso bendato, e una guida, che dovrà condurlo al punto di arrivo tenendo il compagno o la compagna solo per una mano e sussurrando le indicazioni necessarie. Se le guardie si accorgono del passaggio dei giocatori questi sono entrambi eliminati: vince la squadra che riesce a portare in salvo il maggior numero di fuggiaschi.
Oppure:
disponiamo tutti i bambini lungo un percorso immaginario a qualche metro l'uno dall'altra, sfruttando quindi lo spazio più ampio e dispersivo del giardino. Di volta in volta il primo della fila viene bendato e condotto dai compagni alla fine del serpentone, dove potrà prendere posto, attraverso indicazioni sussurrate al momento giusto. In questa seconda versione del gioco, per evitare di perdere il controllo sul volume di voce, può essere utile sostituire alle indicazioni verbali il fruscio leggero di qualche delicato strumento, come un pon pon di carta crespa realizzato in classe.
In entrambe le versioni la drammatizzazione permette di sperimentare, nel contesto protetto del gioco, una forma di disagio che potrà poi essere indagata attraverso domande guida relative all'esperienza appena vissuta (come ti sei sentito?) e quotidiana (in quali situazioni qualcuno ti ha fatto sentire così, come se fossi "sbagliato" e ti dovessi nascondere? Come ti aspetteresti di essere aiutato quando accade?).
Si potrà quindi riflettere insieme sui comportamenti che mettono altri a disagio e sull'importanza di gesti solidali. Solo allora, quando sarà chiaro quanto situazioni simili si verifichino ancora troppo spesso perfino tra bambini, saremo pronti per la lettura...e per ricordare cosa potrebbe di nuovo accadere se smettessimo di impegnarci per difendere la serenità e la libertà di ciascuno.
Ecco il senso della Memoria.