È strano e provvidenziale che questo esercizio di riflessione sulla mia esperienza di scrittura arrivi proprio dopo una lunga pausa obbligata.
Mi ha fermato una forte otite ad aprile per quindici giorni e ho passato tutto maggio a rincorrere casa, famiglia e lavoro con la sensazione di avere fallito, ancora una volta, nel portare avanti con costanza e regolarità qualcosa a cui tenevo.
Un fatto su tutti mi impediva di ricominciare: l’esercizio che mi aspettava, per primo, non mi attirava per nulla e, anzi, mi faceva passare la voglia di rimettermi a scrivere.
Mi sono detta che sì, potevano esserci giorni in cui mi andava di scrivere e altri no, esercizi per me più stimolanti e altri assolutamente noiosi, che avrei avuto di volta in volta il giusto tempo o un’incredibile fretta per perseguire il mio obiettivo…ma che per non fallire avrei dovuto semplicemente accettare di non essere sempre soddisfatta del mio lavoro e soprattutto smettere di impormi dei limiti per paura di come potesse giudicarmi chi mi leggeva. Che poi, chi mi legge in realtà?
È così che mi sono rimessa sulla strada, raccogliendo ogni giorno lungo il cammino un pizzico di libertà di espressione in più.
Ispirato a "Un anno di poesia" di Bernard Friot
illustrato da Hervè Tullet, tradotto da Chiara Carminati per Lapis Edizioni